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In questa sezione vogliamo mettere a disposizione di tutti, quei brani che in questi anni hanno accompagnato e quelli che in futuro accompagneranno, i nostri inviti al Rosario dell’ultimo sabato del mese.

Arricchiremo questa raccolta con altri brani della sterminata letteratura su Maria, onorando la Santa Madre di Dio e ricordando a tutti i lettori che “nella Madre e per la Madre troviamo il Signore”.

 

ELENCO AUTORI

ANTONIO BORRELLI

BEATO PAOLO VI

DON GIUSEPPE TAVECCHIA

SERVO DI DIO LUIGI GIUSSANI

MONS.LUIGI MISTO'

PAPA BENEDETTO XVI

PAPA FRANCESCO

PAPA LEONE XIII

SAN PIO X

SANTA TERESA BENEDETTA DELLA CROCE - EDITH STEIN

SANTO GIOVANNI PAOLO II

 

PAPA FRANCESCO

“Penso che la famiglia cristiana, la famiglia, il matrimonio, non sia mai stato tanto attaccato come in questo momento. Attaccati direttamente o attaccato di fatto…. La verità è che Maria è Colei che sa trasformare una stalla per animali nella casa di Gesù, con poche fasce e una montagna di tenerezza. Ed è anche capace di far saltare un bambino nel seno di sua madre, come ascoltiamo nel Vangelo. E’ capace di darci l’allegria di Gesù… Nei momenti di turbolenza spirituale, non ci resta altro che cercare rifugio sotto il manto della Santa Madre di Dio”, quella che protegge, quella che difende.”

Papa Francesco all’Incontro con il Movimento Internazionale Schoenstatt – 26 ottobre 2014

 

BEATO PAOLO VI

“Essa ci obbliga a ricordare: sulla sorte della natura umana, degradata dal peccato originale, sulla necessità della redenzione operata da Cristo, e sul prodigio unico e splendido che è toccato a Maria, quello di essere preservata, sempre per merito di Cristo, dalla contaminazione della macchia ereditaria, propria della generazione umana, e d’essere perciò immacolata, perfettissima, purissima, ottima come nessun altro, pura e candida, come una vera creatura innocente in cui si rispecchia con limpidezza di cristallo il pensiero ideatore e creatore di Dio.

Chi è innamorato della bellezza umana e la va cercando nelle sue espressioni genuine o sofisticate, sempre deluso di trovarla pari all’idea, che essa dovrebbe realizzare, deve sostare nell’ammirazione e nel gaudio di poter salutare in Maria la bellissima, la veramente bella, la «tota pulchra», non foss’altro per la formula di bellezza completa, totale, l’unica veramente e pienamente, che in Maria si attesta realizzata.

E cercando il segreto di questo splendore ci si accorge che esso non è soltanto estetico, ma è insieme morale e spirituale; è bellezza perché santità. La grazia è la più alta bellezza dell’anima.”

Beato Paolo VI – Angelus Domini - Solennità dell’Immacolata Concezione di Maria SS.ma – 8 dicembre 1970

 

DON GIUSEPPE TAVECCHIA

Maria è l’arca della nuova alleanza che porta il Signore, è il tabernacolo dell’Altissimo; ecco perché Dio l’ha voluta immacolata fin dall’istante della sua concezione! E’ la colomba che vola nel compiere la volontà di Dio, manifestata dall’angelo Gabriele.
Dio viene a noi per mezzo di Maria, non qualche volta, eccezionalmente, bensì sempre… Nessuno si santifica a prescindere da Maria!
“Entrata nella casa di Zaccaria, salutò Elisabetta”.
La voce di Maria, il suo saluto, è annuncio di salvezza, è sempre un Evangelo per chi accoglie il Signore, mentre chi lo rifiuta e lo combatte, a dire del Cantico dei Cantici, è “tremenda come un esercito a bandiere spiegate” (6, 4).
“Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino le sussultò nel grembo”. Il saluto di Maria è gioia ed esultanza per gli eletti, ma fa tremare l’inferno, perché come ci ricorda ripetutamente l’Antico Testamento, la voce di Dio “fa tremare”
La voce di Maria è la voce di Dio!

Don Giuseppe Tavecchia – Luce sul mio cammino – Omelie sul Vangelo di San Luca

 

SERVO DI DIO LUIGI GIUSSANI

Il Santo Rosario, la preghiera più diffusa che la tradizione popolare ci abbia consegnato, ha consacrato nei secoli l’aspetto più umile della vita della Madonna. Recitandolo, è come se la figura di Maria si imponesse nel suo aspetto più semplice e più nascosto. Ma nel proporvi di vivere il Rosario con una riscossa particolare della coscienza di quello che è la Madonna nella vita dell’uomo e del mondo, sono soprattutto guidato dall’impressione più forte che ho avuto nel viaggio in Terra Santa.

La cosa che più mi ha stupito e mi ha come reso immobile nello spirito – immobile nel senso dello stupore – è stato quando ho visto la piccola, restante casa-grotta in cui viveva la Madonna e ho letto una targa di nessun conto su cui era scritto: Verbum caro hic factum est – Il Verbo si è fatto carne qui -. Sono rimasto come pietrificato dall’evidenza improvvisa del metodo di Dio, cha ha preso il niente, proprio il niente.

Dal libro “Il Santo Rosario” del Servo di Dio Luigi Giussani

 

MONS.LUIGI MISTO’

L’esempio primo e più fulgido ci viene da Maria. Maria è la prima e più riuscita epifania di Gesù. Lei ha rivelato nel modo più sublime Gesù. Lei ne è stata l’immagine più fedele. Lasciamo risuonare i versi mirabili del Sommo poeta nella Divina Commedia, al canto XXXII vv. 85-86 del Paradiso. Dante, con maestria teologica e arte impareggiabile, cosi proclama: “Riguarda omai ne la faccia che a Cristo più si somiglia”!

Si sa che nel volto del figlio maschio si rintracciano più facilmente i lineamenti della madre. Quante volte abbiamo sentito esclamare, e noi stessi lo abbiamo fatto con stupore e meraviglia: “E’ tutto sua madre!”. Immaginiamo, quindi, quanto dovrà essere stata perfetta la somiglianza tra Maria e Gesù e come, dunque, il volto di Gesù si sarà rispecchiato nella Madre. In nessun altro bambino si poteva scorgere una somiglianza più forte con la madre. Era come se fossero un viso solo! Ho già amabilmente “sfidato” un carissimo amico pittore a raffigurare insieme Maria e Gesù con lo stesso volto… Chi vedeva Gesù, vedeva Maria! Ma anche chi vedeva Maria, nel suo volto di mamma, vedeva il volto del figlio, vedeva Gesù! Contempliamo, quindi, anche noi “la faccia che a Cristo più si somiglia”!

Prendiamo esempio da lei. Nel cuore dell’evento della storia del mondo, l’Incarnazione del Figlio di Dio, sta questa donna, con la sua maternità e la sua relazione unica con il Figlio…………………………………………….

Maria si lascia inabitare dallo Spirito. E’ lo Spirito che scende su di lei come ombra feconda che tutta la copre e la possiede. E’ lo Spirito che trasforma la carne di Maria nella carne di Gesù. E’ lo Spirito che trasforma il cuore di Maria nel tabernacolo dove Gesù prende carne. E’ lo Spirito che trasforma la vita di Maria nella disponibilità più assoluta all’obbedienza della fede e dell’amore che permette al Figlio di Dio di diventare Figlio dell’uomo. Gesù può incarnare l’” ecco, io vengo… per fare, o Dio, la tua volontà” (Eb 10,7), “Padre… non sia fatta la mia, ma la tua volontà” (Lc 22, 42), proprio perché prima Maria rende il suo spirito, la sua carne, la sua vita sottomessa a Dio nell’obbedienza più radicale e “fiduciale” della fede e dell’amore: “Ecco la serva del Signore: avvenga per me seconda la tua parola” (Lc 1, 38).

Dal libro “Sei forse tu Gesù?” di Mons. Luigi Mistò

 

SANTO GIOVANNI PAOLO II

Le vie sulle quali ciascuno di noi, e ciascuna delle nostre Chiese, cammina, sono tante, ma non v'è distanza tra coloro che sono stretti insieme dall'unica comunione, la comunione che ogni giorno si alimenta alla mensa del Pane eucaristico e della Parola di vita. Ogni domenica il Cristo risorto ci ridà come un appuntamento nel Cenacolo, dove la sera del «primo giorno dopo il sabato» (Gv 20,19) si presentò ai suoi per «alitare» su di loro il dono vivificante dello Spirito e iniziarli alla grande avventura dell'evangelizzazione.

Ci accompagna in questo cammino la Vergine Santissima, alla quale, qualche mese fa, insieme con tanti Vescovi convenuti a Roma da tutte le parti del mondo, ho affidato il terzo millennio. Tante volte in questi anni l'ho presentata e invocata come «Stella della nuova evangelizzazione». La addito ancora, come aurora luminosa e guida sicura del nostro cammino. «Donna, ecco i tuoi figli», le ripeto, riecheggiando la voce stessa di Gesù (cfr Gv 19,26), e facendomi voce, presso di lei, dell'affetto filiale di tutta la Chiesa.

Dalla Lettera Apostolica “Novo Millennio Ineunte” del Santo Giovanni Paolo II

 

SAN PIO X

La conseguenza di questa comunione di sentimenti e di sofferenze fra Maria e Gesù è che Maria "divenne legittimamente degna di riparare l’umana rovina" e perciò di dispensare tutti i tesori che Gesù procurò a noi con la Sua morte e il Suo sangue. Certo, solo Gesù Cristo ha il diritto proprio e particolare di dispensare quei tesori che sono il frutto esclusivo della Sua morte, essendo egli per Sua natura il mediatore fra Dio e gli uomini. Tuttavia, per quella comunione di dolori e d’angoscie, già menzionata tra la Madre e il Figlio, è stato concesso all’Augusta Vergine di essere "presso il Suo unico Figlio la potentissima mediatrice e conciliatrice del mondo intiero". La fonte è dunque Gesù Cristo e "noi tutti abbiamo derivato qualcosa dalla Sua pienezza; da Lui tutto il corpo reso compatto in tutte le giunture dalla comunicazione prende gli incrementi propri del corpo ed è edificato nella carità"……..Tuttavia, poiché Maria supera tutti nella santità e nell’unione con Gesù Cristo ed è stata associata da Gesù Cristo nell’opera di redenzione, Ella ci procura de congruo, come dicono i teologi, ciò che Gesù Cristo ci ha procurato de condigno ed è la suprema dispensatrice di grazie. Gesù "siede alla destra della Maestà Divina nell’altezza dei Cieli"; Maria siede regina alla destra di Suo Figlio, "rifugio così sicuro e ausilio cosi fedele in tutti i pericoli, che non si deve temere nulla né disperare sotto la sua guida, i suoi auspici, la sua protezione e la sua benevolenza".

Dall’Enciclica “Ad diem illud laetissimum” di San Pio X

 

SANTO GIOVANNI PAOLO II

“Il messaggio del Nuovo Testamento insegna che Cristo è “Sapienza di Dio” (1 Cor 1, 24). Nella sua Persona, nelle sue parole e nei suoi gesti il Padre rivela in maniera definitiva qual è il suo progetto di redenzione (cf. Lc 7, 29. 30. 35). È un piano difficile a capirsi, perché passa attraverso lo scandalo della sofferenza e della Croce (1 Cor 1, 25).

Maria Santissima è “Sede della Sapienza” in quanto accolse Gesù, Sapienza incarnata, nel cuore e nel grembo. Col “fiat” dell’Annunciazione, ella accettò di servire la volontà divina, e la Sapienza pose dimora nel suo seno, facendo di lei una sua discepola esemplare. La Vergine fu beata non tanto per aver allattato il Figlio di Dio, quanto piuttosto per aver nutrito se stessa col latte salutare della Parola di Dio (cf. Lc 11, 27-28).

A imitazione di Maria, il cuore di ogni credente si trasforma in abitacolo di Cristo-Sapienza. A somiglianza di ciò che avveniva tra il verace israelita e la Sapienza, anche tra noi e il Signore si instaura una forma arcana di parentela spirituale. Lo dice Gesù stesso: “Chiunque fa la volontà del Padre mio che è nei cieli, questi è per me fratello, sorella e madre” (Mt 12, 50; cf. Mc 3, 35; Lc 8, 21).

Maria ci guidi e ci aiuti a vivere in tal modo i nostri rapporti con Gesù Redentore.”

Santo Giovanni Paolo II – Angelus del 4 settembre 1983

 

SANTO GIOVANNI PAOLO II

Nel disegno salvifico della Santissima Trinità il mistero dell'incarnazione costituisce il compimento sovrabbondante della promessa fatta da Dio agli uomini, dopo il peccato originale, dopo quel primo peccato i cui effetti gravano su tutta la storia dell'uomo sulla terra (Gn 3,15). Ecco, viene al mondo un Figlio, la «stirpe della donna», che sconfiggerà il male del peccato alle sue stesse radici: «Schiaccerà la testa del serpente». Come risulta dalle parole del protoevangelo, la vittoria del Figlio della donna non avverrà senza una dura lotta, che deve attraversare tutta la storia umana. «L'inimicizia», annunciata all'inizio, viene confermata nell'Apocalisse, il libro delle realtà ultime della Chiesa e del mondo, dove torna di nuovo il segno della «donna», questa volta «vestita di sole» (Ap 12,1). Maria, Madre del Verbo incarnato, viene collocata al centro stesso di quella inimicizia, di quella lotta che accompagna la storia dell'umanità sulla terra e la storia stessa della salvezza. In questo posto ella, che appartiene agli «umili e poveri del Signore», porta in sé, come nessun altro tra gli esseri umani, quella «gloria della grazia» che il Padre «ci ha dato nel suo Figlio diletto», e questa grazia determina la straordinaria grandezza e bellezza di tutto il suo essere. Maria rimane così davanti a Dio, ed anche davanti a tutta l'umanità, come il segno immutabile ed inviolabile dell'elezione da parte di Dio, di cui parla la Lettera paolina: «In Cristo ci ha scelti prima della creazione del mondo, ... predestinandoci a essere suoi figli adottivi» (Ef 1,4).

Questa elezione è più potente di ogni esperienza del male e del peccato, di tutta quella «inimicizia», da cui è segnata la storia dell'uomo. In questa storia Maria rimane un segno di sicura speranza.

Dall’ Enciclica “Redemptoris Mater” del Santo Giovanni Paolo II

 

ANTONIO BORRELLI

“Veder morire un figlio è per una madre il dolore più grande che ci sia, non vi sono parole che possano consolare chi, naturalmente aspettando di poter morire dopo aver generato, allevato ed educato l’erede e il continuatore della sua umanità, vede invece morire il figlio mentre lei resta ancora in vita, quel figlio al quale avrebbe voluto ridare altre cento volte la vita e magari sostituirsi ad esso nel morire.
I milioni di madri che nel tempo hanno subito questo immenso dolore, a Lei [Maria] si sono rivolte per trovare sostegno e consolazione, perché Maria ha visto morire il Figlio in modo atroce, consapevole della sua innocenza, soffrendo per la cattiveria, incomprensione, malvagità, scatenate contro di lui, personificazione della Bontà infinita.
Ma non fu solo per la repentina condanna a morte; il dolore provato da Maria fu l’epilogo di un lungo soffrire, in silenzio e senza sfogo, conservato nel suo cuore, iniziato da quella profezia del vecchio Simeone pronunziata durante la Presentazione di Gesù al Tempio: “E anche a te una spada trapasserà l’anima”.
Quindi anche tutti coloro che soffrono, nella propria carne e nel proprio animo, le pene derivanti da malattie, disabilità, ingiustizia, povertà, persecuzione, violenza fisica e mentale, perdita di persone care, tradimenti, mancanza di sicurezza, solitudine, ecc. guardano a Maria, consolatrice di tutti i dolori; perché avendo sofferto tanto già prima della Passione di Cristo, può essere il faro a cui guardare nel sopportare le nostre sofferenze ed essere comprensivi di quelle dei nostri fratelli, compagni di viaggio in questo nostro pellegrinare terreno.
Ma la Madonna è anche corredentrice, per Grazia, del genere umano, perché partecipe dell’umanità sofferente ed offerta del Cristo; per questo lei non si è ribellata come madre alla sorte tragica del Figlio, l’ha sofferta indicibilmente, ma l’ha anche offerta a Dio per la Redenzione dell’umanità.”

 Antonio Borrelli – dal sito Santi e Beati – Scheda su Beata Vergine Maria Addolorata

 

PAPA LEONE XXIII

“Il mistero dell'immenso amore di Cristo verso di noi ebbe, tra le altre, una sua luminosa manifestazione, quando egli, vicino a morire, volle affidare al suo discepolo Giovanni, quale madre, la sua stessa Madre, con quel solenne testamento: "Ecco il tuo figlio!". Ora, nella persona di Giovanni, secondo il pensiero costante della Chiesa, Cristo volle additare il genere umano, e, particolarmente, tutti coloro che avrebbero aderito a lui con fede.

Ed è proprio in questo senso che sant'Anselmo di Canterbury esclama: "O Vergine, quale privilegio può essere tenuto in maggiore considerazione di quello, per cui tu sei la madre di coloro ai quali Cristo si degna di essere padre e fratello?" (Or. 47).

Maria, da parte sua, generosamente accettò e adempì quella singolare e pesante missione, i cui inizi furono consacrati nel cenacolo. Fin d'allora mirabilmente aiutò i primi fedeli con la santità del suo esempio, con l'autorità dei suoi consigli, con la dolcezza dei suoi incoraggiamenti, con l'efficacia delle sue preghiere; divenendo così veramente madre della Chiesa, e maestra e regina degli apostoli, ai quali comunicò anche quei divini oracoli che "conservava gelosamente nel suo cuore".

 

Dall’Enciclica “Audiutricem Populi” di Papa Leone XIII

 

SANTO GIOVANNI PAOLO II

Maria quindi è colei che conosce più a fondo il mistero della misericordia divina. Ne sa il prezzo, e sa quanto esso sia grande. In questo senso la chiamano anche Madre della misericordia: Madonna della misericordia o Madre della divina misericordia; in ciascuno di questi titoli c'è un profondo significato teologico, perché essi esprimono la particolare preparazione della sua anima, di tutta la sua personalità, nel saper vedere, attraverso i complessi avvenimenti di Israele prima, e di ogni uomo e dell'umanità intera poi, quella misericordia di cui «di generazione in generazione» si diviene partecipi secondo l'eterno disegno della SS. Trinità.

I suddetti titoli che attribuiamo alla Madre di Dio parlano però soprattutto di lei come della Madre del Crocifisso e del Risorto; come di colei che, avendo sperimentato la misericordia in modo eccezionale, «merita» in egual modo tale misericordia lungo l'intera sua vita terrena e, particolarmente, ai piedi della croce del Figlio; ed infìne, come di colei che, attraverso la partecipazione nascosta e al tempo stesso incomparabile alla missione messianica del suo Figlio, è stata chiamata in modo speciale ad avvicinare agli uomini quell'amore che egli era venuto a rivelare: amore che trova la più concreta espressione nei riguardi di coloro che soffrono, dei poveri, di coloro che son privi della propria libertà, dei non vedenti, degli oppressi e dei peccatori, cosi come ne parlò Cristo secondo la profezia di Isaia, prima nella sinagoga di Nazaret e poi in risposta alla richiesta degli inviati di Giovanni Battista.

Appunto a questo amore «misericordioso», che viene manifestato soprattutto a contatto con il male morale e fisico, partecipava in modo singolare ed eccezionale il cuore di colei che fu Madre del Crocifisso e del Risorto, partecipava Maria. Ed in lei e per mezzo di lei, esso non cessa di rivelarsi nella storia della Chiesa e dell'umanità. Tale rivelazione è specialmente fruttuosa, perché si fonda, nella Madre di Dio, sul singolare tatto del suo cuore materno, sulla sua particolare sensibilità, sulla sua particolare idoneità a raggiungere tutti coloro che accettano più facilmente l'amore misericordioso da parte di una madre. Questo è uno dei grandi e vivificanti misteri del cristianesimo, tanto strettamente connesso con il mistero dell'incarnazione.

Dall’ Enciclica “Dives in Misericordia” del Santo Giovanni Paolo II

 

PAPA BENEDETTO XVI

“Perché da sempre è stato chiaro che la cattolicità non può esistere senza un atteggiamento mariano, che essere cattolici vuol dire essere mariani, che ciò significa l’amore per la Madre, che nella Madre e per la Madre troviamo il Signore.”

Papa Benedetto XVI – Sala dei Papi – 28 maggio 2011 alla delegazione della “Marianische Männer – Congregation - Mariä Verküdingun -” di Regensburg.

 

 

SANTA TERESA BENEDETTA DELLA CROCE (EDITH STEIN)

“Dobbiamo contemplare l’Immacolata. Al centro della sua vita sta suo figlio. Ma tutto ciò ella lo compie non come cosa propria: è l’ancella del Signore e adempie ciò cui da Dio è stata chiamata….

E se la distribuzione della grazia è stata affidata alle mani della Regina del cielo, la strada per raggiungere il fine non è la semplice contemplazione di Maria, ma anche l’abbandono fiducioso in lei.

Non è una strada diversa dalla sequela di Cristo. La sequela di Maria include quella di Cristo, perché Maria è la prima seguace di Cristo e la sua immagine più perfetta.”

Santa Teresa Benedetta della Croce (Edith Stein)

 

 

SANTO GIOVANNI PAOLO II

Si può dire che Maria continui a ripetere a tutti le stesse parole, che disse a Cana di Galilea: «Fate quello che egli vi dirà». Infatti è lui, Cristo, l'unico mediatore fra Dio e gli uomini; è lui «la via, la verità e la vita» (Gv 14,6); è lui che il Padre ha dato al mondo, affinché l'uomo «non muoia, ma abbia la vita eterna» (Gv 3,16). La Vergine di Nazareth è divenuta la prima «testimone» di questo amore salvifico del Padre e desidera anche rimanere la sua umile serva sempre e dappertutto. Nei riguardi di ogni cristiano, di ogni uomo, Maria è colei «che ha creduto» per prima, e proprio con questa sua fede di sposa e di madre vuole agire su tutti coloro, che a lei si affidano come figli. Ed è noto che quanto più questi figli perseverano in tale atteggiamento e in esso progrediscono, tanto più Maria li avvicina alle «imperscrutabili ricchezze di Cristo». E altrettanto essi riconoscono sempre meglio la dignità dell'uomo in tutta la sua pienezza e il definitivo senso della di lui vocazione, perché «Cristo... svela anche pienamente l'uomo all'uomo».Questa dimensione mariana della vita cristiana assume un'accentuazione peculiare in rapporto alla donna ed alla sua condizione. In effetti, la femminilità si trova in una relazione singolare con la Madre del Redentore, argomento che potrà essere approfondito in altra sede. Qui desidero solo rilevare che la figura di Maria di Nazareth proietta luce sulla donna in quanto tale per il fatto stesso che Dio, nel sublime evento dell'incarnazione del Figlio, si è affidato al ministero, libero e attivo, di una donna. Si può, pertanto, affermare che la donna, guardando a Maria, trova in lei il segreto per vivere degnamente la sua femminilità ed attuare la sua vera promozione. Alla luce di Maria, la Chiesa legge sul volto della donna i riflessi di una bellezza, che è specchio dei più alti sentimenti, di cui è capace il cuore umano: la totalità oblativa dell'amore; la forza che sa resistere ai più grandi dolori; la fedeltà illimitata e l'operosità infaticabile; la capacità di coniugare l'intuizione penetrante con la parola di sostegno e di incoraggiamento. 

Dall’ Enciclica “Redemptoris Mater” del Santo Giovanni Paolo II